La comunicazione sociale nei social media

14 03 2010

E’ tantissimo che non trovo il tempo di scrivere qui…infatti è domenica, sono a Bratislava e pubblico ciò che era fermo lì, in bozza.

Avete presente la fan page su Facebook in cui si invitava a sparare sui bambini down. Qui l’articolo del corriere.it.

La cosa incredibile è che giusto una settimana prima del fatto, ho avuto un incontro con l’AIPD, l‘Associazione Bambini Down.

L’evento rientrava nell’ambito del premio Pubblicità  Progresso ONP Award, in cui si premiava il miglior spot su tematiche sociali.

Lo spot “Assumiamoli” ha vinto:

L’Associazione Italiana Persone Down è a Roma nel 1979 e si pone quale punto di riferimento per le famiglie e gli operatori sociali, sanitari e scolastici su tutte le problematiche riguardanti la sindrome di Down:  ha ben 41 sezioni su tutto il territorio nazionale ed è composta prevalentemente da genitori e da persone con questa sindrome.

L’ idea del video nasce “grazie alla felice collaborazione tra l’associazione, la Saatchi & Saatchi, la casa di produzione The Family, il Gambero Rosso , infine, Medusa Film e Opus Proclama”

Tornando all’incontro, si rifletteva sulla comunicazione sociale, sul futuro e sul presente.

Io ho affrontato il punto di vista del web e dei social media ed ho avuto l’onere e l’onore di parlare tra Alberto Contri e Rossella Sobrero.

Qual’è stato il mio punto di vista?

Ho cercato di comunicare l’importanza della conversazione per una sana e genuina comunicazione, che, nel mondo sociale, evidentemente, può essere il pezzo forte.

Il corollario è poi stato “i social media”: è necessario esserci perchè, oltre ad essere la nuova piazza in cui ci si può incontrare, si deve uscire dalla logica dei comunicati stampa creati in risposta a fatti. Azione reazione è una logica premoderna da cui bisogna uscire.

Immaginiamo cos’è accaduto sull’onda del fattaccio della fan page su FB: la notizia prende quota, poi viene interpellata l’associazione di riferimento, che prepara, con i suoi tempi da comunicato stampa condiviso, una nota da mandare ai media.

D’altronde è ciò che accade in tutte le strutture verticali.

Nel frattempo tutto il web ha già risposto, si è ribellato creando pagine di denuncia e post in cui ciascuno prende posizione: nel tempo in cui l’assocazione si coordina e comunica, il mondo ha già risposto.

A modo suo, chiaro. Ed in questo modo che il sociale deve e può dire la sua.

Scendendo nella pratica, il mio piccolo intervento è cominciato con un domanda: quanti di voi sono su Facebook?

La risposta era positiva per circa il 70% dei presenti che, allargata ai 2400 membri attivi dell’associazione, è già un bel numero.

Credo fermamente che quelle persone che, in vario modo e a vario titolo, gratuitamente prestano il loro servizio, vanno mostrate: a loro, alle loro mani, ai loro visi e ai loro gesti, nessuno può non credere.

Oltre al  sito web dell’associazione ben fatto, completo di numeri di telefono e informazioni  credo, e questo è stato il mio consiglio, che vada comunicata la faccia vera dell’associazione.

D’altronde tutti noi abbiamo avuto una qualche relazione con persone down ed è quello che credo dovrebbero approfondire: raccontare il giorno per giorno per uscire dalla logica della comunicazione esterna per entrare nella conversazione.

Foto, video, interviste dalla vita vera: nè più nè meno che l’everyday life anche senza “i professionisti della comunicazione”.

Certo, ci sono dei rischi da correre, ma piano piano s’impara. Poi quando ci seìi mette la faccia, si vince sempre.

Personalmente ho un ricordo sfuocato che parla della figlia di alcuni vicini di casa, che fu mia amica/ babysitter quand’ero piccolo piccolo. A lei, una ragazza con una lieve forma della sindrome di down, dedico questo post.